Lucio Fontana, Studio per “concetto spaziale”

27/03/2020

L'opera selezionata per voi per il terzo appuntamento con "Ti racconto un'opera" la scegliamo fra le tante opere su carta conservate nelle collezioni della Fondazione Cirulli.
Perché proprio un disegno? L’immediatezza del tratto a matita trasmette meglio di ogni altro medium il pensiero creativo dell’artista; la scelta cade su un disegno di Lucio Fontana, una china su carta del 1951, Studio per “concetto spaziale” per il Palazzo della Triennale di Milano (titolato e datato dall’artista in basso a destra), bozzetto per il grande neon a sospensione che sarà collocato a soffitto in cima alla scala d’ingresso in occasione della IX Triennale di Milano.
Progettato per gli architetti Luciano Baldessari e Marcello Grisotti il sistema di tubi di cristallo con luce al neon bianca piegati a mano e sorretti da cavi d’acciaio - qui solo abbozzati - disegna curve luminose di diverse dimensioni che si intersecano, dando vita a un ambiente spaziale in cui ogni confine tra pittura, scultura e architettura è annullato.
Nel corso della sua ricerca artistica Fontana passa dai tagli sulla tela, un gesto rivoluzionario che esprime la volontà dell’artista di superare ogni divisione accademica tra le diverse forme d’arte e suggerire nuove prospettive estetiche e semantiche, alla realizzazione di ambienti spaziali attraverso cui sperimenta diverse forme di ricerca legate alla luce e grazie a cui raggiunge il massimo livello di sintesi tra le diverse discipline artistiche, da lui auspicato.
Dell’opera al neon il catalogo generale dell'artista registra quattro ricostruzioni autorizzate: la prima è conservata presso la Fondazione Fontana; la seconda, realizzata sotto la direzione di Luciano Baldasseri e Zita Mosca per la retrospettiva di Fontana a Palazzo Reale nel 1972, non più recuperabile, è stata ora sostituita da quella per il Museo del Novecento; una terza, realizzata nel 1977 per una mostra sul design italiano degli anni cinquanta al Centro kappa di Naviglio e successivamente depositata al CIMAC, è stata distrutta nel 1992; una quarta, realizzata per una retrospettiva a Bielefeld nel 1984, è stata donata alla vedova dell'artista, Teresita Rasini, alla Fundaciò La Caixa di Barcellona. La Fondazione Massimo e Sonia Cirulli conserva invece nei propri archivi questo rarissimo studio preparatorio.

Vittoria Cirulli